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MARINAI MOTOCICLISTI
Racconti dei Soci
In questa sezione vengono pubblicati i racconti che i Soci desiderano condividere con il resto del Gruppo. Per pubblicare uno scritto, inviare il file di testo in formato Word all'indirizzo email direttivo@marinaimotociclisti.it dove verrà reso pubblicabile in tempi rapidi.
La Befana vien dal mare
La Spezia - 6 gennaio 2023
(di Antonio Falzoni)
“Sa, Capitano Archer? La mia astronave ha lo stesso nome del primo rompighiaccio che circumnavigò Andoria”
(Thy’Lek Shran, Capitano della Guardia Imperiale Andoriana e comandante della Kumari, in un episodio di “Star Trek: Enterprise”)
Per un appassionato di fantascienza, ascoltare racconti e aneddoti di bordo narrati da […]
MotoPorkata 2022
Polesine Parmense e dintorni
12-13 novembre 2022
(di Antonio Falzoni)
E così, dopo lunga e travagliata gestazione durata ben due mesi e rotti, anche la prima Motoporkata nelle Terre Verdiane organizzata dal vulcanico Fabio “Mod4Ever” si è svolta in un weekend che ci ha regalato temperature miti e anche un po’ di Sole, radunando chi ha potuto partecipare per l’uno, l’altro o entrambi i giorni per un […]
VIAGGIO A CAPO NORD
(di Guido Zajotti)
17.5.22 – 8.6.22
Giorno 1 - Km. 739
Praticamente tutto trasferimento da Roma. Autostrada fino a Belluno e poi statale via Cortina, Dobbiaco, San Candido e arrivo a Sillian, primo paese in […]
Il vertiginoso Vercors
(di Emanuele Giglio)
22/06/2020
Giorno 1 - Km 400
Era li, da tanti anni, una famosa rivista di Mototurismo con in copertina un fantastico paesaggio ed il titolo "Vertiginoso Vercors". Poi ci si è messo pure "Strade da moto" con un […]
VIAGGIO IN SOLITARIA VERSO TARIFA SPAGNA
(di Stefano Mastrilli)
Partenza da Teramo domenica mattina 3/3/24 con pernottamento a Lucca.
Lunedì partenza verso la Spagna: arrivando verso Marsiglia bivaccando la notte. Il giorno seguente arrivo nei pressi di València e pernottamento in albergo.
Il 6 marzo attraverso le città di Malaga e Almeria ed ho l'opportunità di vedere il deserto di Tabarnas visitando i luoghi dove hanno girato i film western: notte in tenda bivaccando lungo la strada.
Il giorno seguente arrivo finalmente a Tarifa luogo più a Sud del continente europeo. Riparto dopo un paio di ore per cominciare il viaggio di ritorno verso casa; pernottamento nei pressi di Murcia.
Il giorno 8 marzo in serata arrivo a Barcellona e mi concedo un pernottamento in albergo. Il sabato ha piovuto così tanto che alla fine ho deciso di imbarcare la moto sul traghetto (sennò sarei dovuto rimanere li 2 giorni a Barcellona a causa del maltempo).
Alle 2 di notte mi imbarco e sbarco a Civitavecchia alle 3.30 del giorno seguente e imbocco la strada per tornare a casa a Teramo.
TAPPE
LUCCA MARSIGLIA BERCELLONA VALÈNCIA ALMERIA [deserto] MALAGA MURCIA CADIZ TARIFA
KM TOTALI 4793
“…….continua pendolamento
ad Ovest di Beirut.”
Raccolta di aneddoti e eventi avvenuti dal giugno 1983 al febbraio 1984
(di R. Cervino)
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R.A.S. con USS Waccamaw
Navigare in pendolamento Nord – Sud, anche con un solo asse, provoca un consumo di gasolio. E anche se la capacità dei serbatoi dell’Ardito fosse capiente, ogni tanto bisognava rifornirsi.
Le Unità rifornitrici Americane avevano avuto assegnata una zona di mare per effettuare i […]
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Roma è una città che non si riuscirà mai a vedere tutta. Ogni angolo ha una sua storia, un suo passato. Ed è bello con qualsiasi tempo.
Il giorno 2 novembre è l’ultimo giorno dell’evento commemorativo MotoMiliteIgnoto. Alle 0830 ci parcheggiamo davanti la Basilica di Santa Maria degli Angeli (Piazza della Repubblica) per fare la classica foto. Purtroppo la chiesa è chiusa vista la giornata dedicata ai defunti.
Fatta la foto, imbocchiamo Via Nazionale (pur essendo ZTL, con le moto è concesso percorrerla, stando molto attenti a non invadere le corsie riservate ATAC, pena il pagamento di una sanzione) e dopo qualche minuto arriviamo in Piazza Venezia, davanti all’Altare della Patria. Parcheggiamo le nostre moto a lisca di pesce davanti il marciapiedi ai piedi del Sacello del Milite Ignoto e, dopo aver letto la Preghiera del Motociclista e la Preghiera del Marinaio, leghiamo un mazzo di 5 rose rosse all’inferriata che ci divide dalla scalinata verso il Sacello, non avendo avuto l’autorizzazione all’ingresso a causa dell’evento ufficiale che il Ministero della Difesa sta svolgendo, ovvero il Viaggio dell’Eroe con un treno commemorativo che, partito da Cervignano il 29 ottobre, arriverà a Roma Termini alle 11 del 2 novembre, dopo aver sostato nelle stazioni di Venezia, Bologna, Firenze, Arezzo per essere visitato dalla popolazione e viaggiando di notte per non sovraccaricare la linea ferroviaria, visto che la sua velocità è ben inferiore a quella dei moderni treni.
Espletata questa ultima formalità, ci muoviamo verso Palazzo Marina, sul Lungotevere delle Navi, dove ha sede lo Stato Maggiore della Marina Militare, per un’ultima foto ricordo per poi raggiungere un ristorante a Tivoli per consumare assieme il nostro pranzo, stavolta non a base di panini ma finalmente seduti, con stoviglie e ampia scelta di cibo, assolutamente squisito.
A Tivoli, al ristorante Parco Laghi dei Reali, il ristorante è solo per noi. Alle 12 siamo già a tavola, dove ci viene servito un abbondantissimo antipasto di affettati, formaggi, bruschette, sottaceti e ogni possibile immaginabile prelibatezza. A volontà.
A seguire un più che abbondante risotto ai funghi. Il tutto accompagnato da un piacevole vino rosso. Al termine una crostata, un caffè e …… ecco che Romeo, ideatore di questo evento, ci saluta con un discorso che ci ricorda cosa abbiamo fatto in questi 5 giorni. E siamo pronti per i saluti.
Qualche lacrima, e un “buon ritorno a casa” a tutti prima di rimontare in sella per il ritorno alle nostra case.
Purtroppo alla sera, arrivato a casa, leggo la sfilza di messaggi su Whatsapp riguardanti i vari rientri e apprendo della caduta di Francesco dalle parti di Firenze, caduta che provoca la rottura della caviglia destra, rimasta sotto la moto.
Francesco verrà operato, inizierà la convalescenza ma il 27 dicembre, probabilmente per una inaspettata complicazione, ci lascia prematuramente.
Ai suoi funerali, svoltisi a Ferrara il 30 dicembre, ho partecipato io e Romeo, come rappresentanza dei Marinai Motociclisti e di tutto il gruppo che ha percorso, interamente o in parte, il Viaggio dell’Eroe, da Aquileia a Roma in moto.
ROMA
L’Antiteatro Flavio o Colosseo situato nel centro della città di Roma, è il più grande anfiteatro del mondo. E’ il più importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento dell'antica Roma che sia giunto fino a noi. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 70 d.C. e inaugurato da Tito nell'80. Il nome "Colosseo" si diffuse solo nel Medioevo, e deriva dalla deformazione popolare dell'aggettivo latino colosseum traducibile in “colossale”.
I Fori Imperiali costituiscono una serie di cinque piazze monumentali edificate nel corso di un secolo e mezzo (tra il 46 a.C. e il 113 d.C.) nel cuore della città di Roma da parte di Giulio Cesare e degli imperatori Augusto Traiano e Nerva.
Di essi non fa invece parte il Foro Romano, ossia la vecchia piazza repubblicana, la cui prima sistemazione risale all'età regia (VI secolo a.C.) e che era stato per secoli il centro politico, religioso ed economico della città, ma che non ebbe mai un carattere unitario. Sotto Cesare e Augusto, la costruzione della Basilica Giulia e il rifacimento della Basilica Emilia, che delimitavano i lati lunghi della piazza, diedero tuttavia al Foro una certa regolarità.
Il Pantheon, il cui significato è “Tempio degli Dei” è un edificio della Roma antica situato nel rione Pigna nel centro storico, costruito come tempio dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future. Fu fondato nel 27 a.C. dall'arpinate Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto. Fu fatto ricostruire dall'imperatore Adriano presumibilmente dal 112-115 fino al 124 d.C. circa, dopo che gli incendi dell'80 e del 110 d.C. avevano danneggiato la costruzione precedente di età augustea. All'inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana chiamata Santa Maria della Rotonda o Santa Maria ad Martyres, il che gli ha consentito di sopravvivere quasi integro alle spoliazioni inflitte dai papi agli edifici della Roma classica. Gode del rango di basilica minore ed è l'unica basilica di Roma oltre a quelle patriarcali ad avere ancora un capitolo, quindi dotato di personalità giuridica e di autorità normativa.
Il Palazzo del Quirinale è un palazzo storico di Roma, posto sull’omonimo colle e affacciato sull'omonima piazza; essendo dal 1870 la residenza ufficiale del Re d'Italia e dal 1946 del Presidente della Repubblica Italiana, è uno dei simboli dello Stato italiano. Costruito a partire dal 1573, è uno dei più importanti palazzi della capitale, sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista politico, alla sua costruzione e decorazione lavorarono insigni maestri dell'arte italiana.
Il mausoleo di Augusto, anche noto come Augusteo, è un monumento funerario situato in piazza Augusto Imperatore, nel rione Campo Marzio, a Roma. Venne iniziato da Augusto nel 28 a.C. al suo ritorno da Alessandria d'Egitto, dopo aver conquistato l'Egitto tolemaico e aver sconfitto Marco Antonio nella battaglia di Azio del 31 a.C. Fu proprio durante la visita ad Alessandria che ebbe modo di vedere la tomba in stile ellenistico di Alessandro Magno, probabilmente a pianta circolare, da cui trasse ispirazione per la costruzione del proprio mausoleo.
Castel Sant'Angelo (o Mole Adrianorum), detto anche Mausoleo di Adriano, è un monumento di Roma, situato sulla sponda destra del Tevere, di fronte al Pons Aelius (attuale ponte Sant'Angelo), a poca distanza dal Vaticano, è collegato allo Stato del Vaticano attraverso il corridoio fortificato del "passetto". Nel 135 d.C. quando l'imperatore Adriano chiede all'architetto Demetriano di costruire un mausoleo funebre per sé e i suoi familiari, ispirandosi al modello del mausoleo di Augusto, ma con dimensioni gigantesche. I lavori durarono diversi anni e furono ultimati da Antonino Pio nel 139. Venne costruito di fronte al Campo Marzio, al quale fu unito da un ponte appositamente costruito, il Ponte Elio. Il mausoleo era composto da una base cubica, rivestita in marmo lunense (Marmo bianco di Carrara).
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Arrivati a Orte Scalo, abbiamo altri due motociclisti che si aggregheranno per l’ultimo tratto del viaggio, verso Roma Tiburtina e contemporaneamente salutiamo i due poliziotti che ritornano a casa.
L’orario è indicato per il nostro pranzo, ovviamente un veloce panino e una bottiglietta di acqua ed un caffè. Prima di riprendere il viaggio con l’ultimo tratto verso Roma, ci fermiamo per l’ennesimo rifornimento. Ma alla ripartenza una moto, la Guzzi Breva di Giuseppe, non vuole saperne di rimettersi in moto. Naturalmente tutti ci adoperiamo per fornire il nostro aiuto mentre il proprietario è seduto distante su una panchina, mogio e adirato nello stesso tempo perché questo scherzetto è già il terzo in 3 giorni: sembra che ci sia una elettrovalvola che fa i capricci. Ma a forza di smontare, pulire, alla fine, Salvatore monta in sella e, aiutato da un certo numero di noi, anche possessori di BMW, a spinta, riusciamo a rimettere in moto la Breva e possiamo riprendere la strada verso Roma, la Città eterna.
Vi potete solamente immaginare le battutine tra Guzzisti e BMWisti su quale moto è migliore e perché……. battute e discussioni che non finiranno mai…… come le tradizionali rivalità tra squadre di calcio, città della stessa regione, Guelfi e Ghibellini.
ORTE SCALO
Importante nodo ferroviario del Comune di Orte, di antiche origini, è probabilmente una delle città che costituivano la federazione Etrusca. Diviene centro vitale della rete di comunicazione stradale romana con la costruzione della Via Amerina, nel 241-240 a.C. Orte costituisce, da allora e fino al XVI secolo, quando per volere di Papa Sisto V Peretti si procedette alla ricostruzione del ponte sulla Via Flaminia (Ponte Felice), il punto di attraversamento del Tevere a nord di Roma. Il ponte, prima ligneo, fu sostituito da ponte in muratura in età imperiale (cosiddetto "Ponte di Augusto", del quale ancora si possono ammirare le costruzioni lungo il corso del fiume a nord-ovest della rupe). Sin dall'VIII secolo, con la donazione di Liutprando, Orte è uno dei più antichi centri che andranno a far parte del primo nucleo dello Stato Pontificio.
Alle 17 arriviamo in quello che resta del piazzale bus della Stazione di Roma Tiburtina: è un enorme cantiere a cielo aperto. Attraversiamo un varco tra le transenne e ci avviciniamo alla Stazione. Immediatamente arrivano due militari dell’Esercito (Operazioni Strade Sicure) e due poliziotti della Polizia Ferroviaria che ci chiedono chi siamo e dove andiamo….verrebbe di getto di rispondere “Un Fiorino” ma manteniamo la nostra educazione e spieghiamo cosa stiamo facendo. Nel frattempo arriva un’auto della Polizia Municipale di Roma Capitale e un Ufficiale fa a sua volta le classiche domande alle quali rispondiamo io e il Capo Gruppo: l’Ufficiale fa un passo indietro e, alquanto commosso, ci dice che possiamo fare tutte le foto che vogliamo, che la Stazione è a nostra disposizione.
Allora portiamo le moto sul lastricato, le parcheggiamo a lisca di pesce e rimanendo ognuno vicino al proprio mezzo, facciamo l’ultima delle foto ricordo davanti le stazioni, anche insieme ai militari e ai poliziotti.
Ce l’abbiamo fatta. Siamo arrivati a Roma Tiburtina, abbiamo percorso circa 835 km da Aquileia. MISSIONE COMPIUTA.
Dirigiamo al nostro village per una calda doccia.
Il 1 novembre è una giornata dedicata assolutamente a riposarsi. Ognuno è libero di passare la giornata come meglio crede, visto anche che il meteo oggi ha deciso di scaricare su Roma tutta la pioggia che ci ha risparmiato in questi giorni.
STAZIONE ROMA TIBURTINA
E’ una stazione ferroviaria di Roma, posta sulla linea per Firenze, Nel 2011 è stata dedicata a Camillo Benso, Conte di Cavour, nell'ambito delle cerimonie per i 150 anni dell'Unità d'Italia. La stazione, originariamente battezzata Portonaccio, fu inaugurata alla fine del XIX secolo[3]. Nella stazione del Portonaccio arrivò nel 1921 la salma del Milite Ignoto nella destinazione finale del suo viaggio in treno lungo la linea Aquileia-Roma. Oggi La nuova Stazione Tiburtina, rappresenta lo snodo principale per l'alta velocità sulla direttrice nord-sud.
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E’ dalle 6 di stamattina che siamo svegli e più o meno impegnati. E un po' stanchi.
Nel frattempo il gruppo distaccato a Pescia, terminata la presentazione del libro, si è messo in sella per ricongiungersi al gruppo principale e questo avviene nell’area di Servizio dopo Firenze Sud. Qui facciamo più di un’ora di sosta, riforniamo le moto, ci rifocilliamo con dei panini pervenuti direttamente dal Presidente ANMI di Pescia, nostro Socio David (Grazie!) e ci sgranchiamo le gambe. Prima di terminare la seconda giornata, la più impegnativa, dobbiamo fermarci ancora ad Arezzo prima di raggiungere Chianciano Terme.
Quando siamo pronti, ripartiamo verso l’uscita di Arezzo, sempre via autostrada A1.
Arezzo ci accoglie verso le 1630 con il consueto caos di traffico di fine giornata lavorativa. Raggiungiamo il piazzale della Stazione, riusciamo a parcheggiare le moto molto ravvicinate e con la solita ragazza di passaggio espletiamo la consueta fotografia ricordo. Grazie Arezzo….arrivederci.
AREZZO
Fu sede della più antica università della Toscana, e una delle prime in Europa. Importante centro orefice e di alta moda. È inoltre la patria di artisti e poeti quali Francesco Petrarca, Giorgio Vasari, e nelle vicinanze di Michelangelo Buonarroti. Famosa per gli affreschi di Piero della Francesca all’interno della cappella della basilica di San Francesco e per il crocifisso di Cimabue all’interno della chiesa di San Domenico. Arezzo fu una delle principali città etrusche insieme a Cortona, Chiusi e Orvieto. Al sorgere della potenza di Roma la città, insieme alle consorelle etrusche, tentò di arginarne le tendenze espansionistiche, ma l'esercito messo insieme da Arezzo, Volterra e Perugia fu sconfitto a Roselle, presso Grosseto, nel 295 a.C.; e così nel III secolo a.C. Arezzo fu conquistata dai Romani che latinizzarono il suo nome etrusco in Arretium.
A questo punto restano una sessantina di chilometri, circa 1,5 ore ancora in sella prima del meritato riposo, dopo aver consumato la ricca cena prevista nell’albergo scelto.
La cena è piacevole, ricca, abbondante, con svariate portate sia finger food che piatti serviti. Il bello dei raduni in moto, oltre i chilometri in sella, le belle località incontrate, secondo me è anche lo stare seduti a tavola a mangiare, bere e chiacchierare. Di questi tempi con il COVID tutto risulta più difficile, ma quando lo puoi fare, anche le cose più semplici vengono maggiormente apprezzate. Terminata la cena ci spostiamo nel salone del bar, per i caffè ed i digestivi e per i saluti e ringraziamenti a due poliziotti che domani da Orte lasceranno il gruppo per rientrare a Sant’Omero essendo di servizio il giorno 1 novembre. Grazie del vostro lavoro e buon rientro a casa.
Domani, 31 ottobre, il viaggio che ci aspetta è molto più breve dei giorni passati, “solo” 217 km, ecco spiegato perché il Capo Gruppo ha fissato l’orario di partenza alle 0930, con tutta calma.
La mattina seguente, l’aria di Chianciano Terme è frizzantina (in fondo siamo a fine ottobre). Montiamo in sella, verifichiamo di essere tutti pronti, e iniziamo il terzo giorno di questa rievocazione storica del Viaggio dell’Eroe del 1921.
In pochi minuti arriviamo alla Stazione di Chiusi, giusto il tempo per la ormai classica foto ricordo e proseguiamo il viaggio verso Orvieto. Il meteo incontrato finora è eccellente: mai una goccia di pioggia, cieli sereni, Sole che ci scalda viste le temperature rigide al primo mattino ma intorno a mezzogiorno la temperatura si fa gradevole, qualcuno si cambia i giubbotti indossando qualcosa di meno pesante.
Purtroppo lo scopo del viaggio e i tempi molto stretti non ci hanno consentito di fare divagazioni turistiche e culturali oltre quelli prefissati, ma lo sapevamo e siamo comunque orgogliosi di quello che abbiamo fatto e ancora ci resta da fare.
Giunti ad Orvieto, non c’è bisogno di salire fin in cima alla rupe, visto che lo scalo ferroviario è in basso, ai piedi della rocca. Foto ricordo e avanti fino a Orte Scalo.
La collina toscana, la Val D’Orcia e l’alta collina Laziale sono paesaggi che lasciano senza fiato da quanto sono belli. La strada è un continuo di saliscendi, curve, panorami mozzafiato. E’ un piacere percorrere queste strade. Quando passiamo per qualche paesino, suoniamo i nostri clacson e salutiamo la gente che risponde e sorride.
ORVIETO
Dal latino urbs vetus ("città vecchia") Orvieto sorge su una rupe di tufo, tra i 280 ed i 325 m s.l.m. Una delle dodici città-stato etrusche, denominata dai Romani "Volsinii". Tra la fine del IV e l'inizio del III secolo a.C. l'assetto sociale che aveva permesso la crescita della città si incrinò finché i nobili non chiesero aiuto ai Romani. Questi, nel 264 a.C., colsero l'occasione per inviare l'esercito a Volsinii occupandola. Dopo il crollo dell'Impero romano d'Occidente, Orvieto divenne dominio dei Goti fino al 553 quando, dopo una cruenta battaglia e un assedio, fu conquistata dai Bizantini di Belisario. Successivamente, dopo l'istituzione del Ducato di Spoleto, divenne longobarda.
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Il 30 ottobre il gruppo dei partecipanti si deve dividere: un gruppo di 6 moto deve raggiungere Pescia (LU) entro le 11 per partecipare ad una presentazione della ristampa di un libro scritto dall’Ammiraglio Gino Birindelli, evento al quale ci teniamo a partecipare, anche se solo con una piccola rappresentanza dei Marinai Motociclisti, mentre il resto del gruppo, dopo la foto davanti alla Stazione di Ferrara (la sera prima, al buio, non era possibile), procederà con l’itinerario previsto per la giornata odierna: Bologna, Pistoia (attraverso la “Porrettana”), Prato, Firenze, Arezzo per terminare la giornata a Chianciano Terme, per il giusto riposo notturno dopo aver percorso 330 chilometri e circa 11 ore in sella.
Ci svegliamo presto per prepararci. Facciamo colazione e quindi raggiungiamo le nostre moto che sono state parcheggiate in un parco, mentre altri hanno avuto la possibilità di parcheggiare nel garage dell’Albergo o per strada. Le moto sono fradicie dall’umidità notturna. E ovviamente la mia moto, la batteria, non ne vuole assolutamente sapere di far accendere il motore. Prova, riprova, smonta la batteria (ovviamente smontando il fianchetto sinistro), ma non c’è verso. Meno male che ho affianco a me il mio grande amico Andrea, che mi aiuta e supporta in tutto il trantran, senza lasciarmi un attimo da solo. Alla fine, desistiamo dall’andare a Pescia (ormai il gruppo di sole 4 moto è già partito in una nebbia surreale) e non possiamo nemmeno seguire il resto del gruppo. Chiamo un carro attrezzi che alle otto e mezza riesce ad accendere il motore della moto con un booster, rimonto tutto e senza perderci in discorsi, si parte verso Bologna, verso la BMW locale dove ho già prenotato una batteria nuova.
La partenza da Ferrara è in pieno stile autunnale: nebbione con meno di 50 metri di visibilità fino a Bologna. Uscire da Ferrara, imboccare l’autostrada e quindi verso Bologna, crea non pochi problemi con la visibilità notevolmente ridotta.
Giunti a Bologna, ovviamente la nebbia si dirada e dirigiamo verso la BMW dove, sostituita la batteria, possiamo finalmente procedere per raggiungere il gruppo che dovrebbe essere in viaggio verso Pistoia.
Il gruppo principale ha intanto raggiunto la Stazione Centrale. Purtroppo ci sono dei problemi logistici: la Polizia di Bologna non ha mai risposto alle nostre PEC e quindi non trovano nessun poliziotto per incanalare le moto correttamente verso la Stazione ed ecco il passaggio sotto l’occhio delle telecamere della ZTL. Qualcuno passa, altri evitano di passare. Il nervosismo aumenta e ….. troppi problemi, niente foto. Il gruppo, o meglio quello che rimane visto che si è smembrato in più gruppetti, si avvia ad imboccare la Porrettana, strada amatissima da molti motociclisti per le sue mille e più curve nello splendido paesaggio dell’Appennino Tosco-Romagnolo. Il passaggio attraverso Bologna è più problematico del solito a causa di numerosi semafori, rotatorie, lavori che smembrano ulteriormente il gruppo che riesce a ricomporsi solo ad un distributore sulla Porrettana.
Anche io e Andrea raggiungiamo il gruppo principale al distributore. Noto Romeo molto taciturno, anzi urla a destra e a manca. E sbuffa. Deve essere un po' alterato. Purtroppo i problemi in uscita da Bologna e lo “smembramento” del gruppo hanno provocato un ritardo che ci farà saltare l’appuntamento con la pattuglia della Polizia Locale di Pistoia che ci attende 10 chilometri da Pistoia per scortarci in ingresso in città.
Fatto rifornimento (una sola pompa funzionante in self-service ci fa perdere ulteriore tempo), arriviamo all’appuntamento con la Polizia Locale con circa 40 minuti di ritardo, ritardo che ce lo porteremo dietro fino al termine della giornata, impossibile da recuperare.
Comunque percorrere la Porrettana in moto, strada SS62, crea sensazioni uniche: alla velocità di 60 km/h, si possono pennellare le curve come in una danza, quasi senza toccare i freni. Esperienza unica.
BOLOGNA
La città, i cui primi insediamenti risalirebbero almeno al I millennio a.C., fu un importante centro urbano dapprima sotto gli Etruschi e i Celti, poi sotto i Romani e, nel Medioevo, come libero comune. Capitale settentrionale dello Stato Pontificio a partire dal Cinquecento, ebbe un ruolo molto importante durante il Risorgimento. È sede di prestigiose istituzioni culturali, economiche e politiche, e di uno dei più avanzati quartieri fieristici d'Europa. Nel 2000 è stata "capitale europea della cultura", mentre dal 2006 è "città della musica" UNESCO. La zona dove sorge oggi Bologna era occupata da nuclei insediativi dell'età del ferro appartenenti alla civiltà villanoviana.
L’ingresso a Pistoia avviene alle 1330, in pieno marasma “pausa pranzo” di scuole e uffici. Ma riusciamo ad arrivare alla Stazione FS, procediamo con la solita nostra foto ricordo e via verso Prato.
Al confine provinciale tra Pistoia e Prato, la Polizia Locale di Pistoia ci affida alla Polizia Locale di Prato: due poliziotti ci precedono con le loro moto, attraverso un largo viale e ci consentono di disporci aperti su tutta la carreggiata come un ingresso trionfale a 40 km/h: personalmente una accoglienza così mi ha fatto venire i brividi. Dietro di noi le automobili seguivano la carovana in silenzio, senza nessun uso di clacson. Giunti nel piazzale della Stazione, cerchiamo la solita ragazza che ci faccia una foto di gruppo alla quale tributiamo il solito fragoroso applauso e un coro di “Grazie”.
Rimontiamo in sella e visto il ritardo accumulato e le notizie ricevute precedentemente che in zona Santa Maria Novella a Firenze c’è un elevato caos dovuto ai lavori della tramvia, decidiamo di saltare Firenze e raggiungere Arezzo.
Però anche qui abbiamo uno smembramento del gruppo principale: chi entra comunque in Firenze cercando di percorrere i lungarni verso la zona Sud, chi invece imbocca direttamente l’autostrada.
Dopo un po' di peripezie, più o meno raggruppati, riusciamo ad imboccare l’autostrada A1 e ci ritroviamo tutti in una area di servizio dopo Firenze Sud.
PISTOIA: Fondata in epoca romana, come Pistoria, Pistoriae, Pistorium, su un'area dove esistevano precedenti insediamenti etruschi e, nelle zone più montane, liguri, divenne nel III secolo A.C. un oppidum di Roma per appoggiare le truppe romane in lotta contro i Liguri stanziati nelle aree appenniniche. La città è menzionata anche da Sallustio, che riporta la battaglia del 62 a.C. in cui perse la vita Catilina. Pistoia divenne nel V secolo importante sede vescovile e fu conquistata dai Goti, Bizantini Longobardi e Franchi. Elevata al rango di città intorno al 1000 divenne Libero Comune nel 1105. Tuttavia dopo un assedio di undici mesi, l'11 aprile 1306, Pistoia si arrese ai nemici di sempre, i fiorentini e i lucchesi, perdendo così la sua autonomia.
PRATO: La piana pratese fu abitata fin dall'epoca etrusca, ma la nascita della città vera e propria si fa risalire, generalmente, al X secolo, quando si hanno notizie di due centri abitati contigui ma distinti, Borgo al Cornio e Castrum Prati, che si fusero durante il secolo successivo. La città vanta attrattive storico artistiche di grande rilievo, con un itinerario culturale che inizia dagli Etruschi per poi ampliarsi nel Medioevo e raggiungere l'apice con il Rinascimento, quando hanno lasciato le loro testimonianze in città artisti come Donatello, Filippo Lippi e Botticelli. Dopo l'assedio del 1107 da parte delle truppe di Matilde di Canossa, l'abitato cominciò a costituirsi come libero Comune. Fu certamente uno tra i primissimi comuni italiani a darsi uno Statuto. Nel XII secolo fu sotto le dipendenze dirette dell'Imperatore Federico II di Svevia e sotto il figlio Corradino.
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Sempre utilizzando le strade statali, a velocità di 60-70 km/h, arriviamo a Mestre e quindi imbocchiamo il Ponte della Libertà, ponte sulla laguna che unisce la terraferma di Mestre alla città di Venezia. Arrivati a Piazzale Roma, troviamo i Vigili Urbani di Venezia che ci hanno riservato un bel tratto di parcheggio. Lasciate le moto, a piedi raggiungiamo la Stazione, attraversando il Ponte della Costituzione e le Fondamenta Santa Lucia. Siamo additati da molte persone, perché vestiamo abiti inconsueti per dei turisti: tute da moto con il gilet alta visibilità, qualcuno con il casco al braccio e il nostro cappellino sociale “Marinai Motociclisti”
Classica foto ricordo, con la Comandante della Polizia Locale di Venezia, alcuni Vigili Urbani e due Sottufficiali della Marina Militare, equipaggio di un motoscafo Marina Militare, ormeggiato lì vicino.
VENEZIA
La città è stata per 1100 anni la capitale della Serenissima Repubblica di Venezia ed è conosciuta a questo riguardo come la Serenissima, la Dominante e la Regina dell'Adriatico. Per le peculiarità urbanistiche e per il suo patrimonio artistico, è universalmente considerata una tra le più belle città del mondo, dichiarata, assieme alla sua laguna, patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, che ha contribuito a farne la seconda città italiana dopo Roma con il più alto flusso turistico. Il toponimo "Venezia" era utilizzato inizialmente per indicare tutta la terra delle popolazioni venete preromane. Gli abitanti della terraferma cercarono rifugio nelle lagune a seguito delle varie ondate di invasioni barbariche che si succedettero dal V secolo, in particolare quella degli Unni (452) e dei Longobardi (568).
Sono circa le 1530 quando ripartiamo da Venezia, il nostro crono programma ha avuto qualche ritardo, dovuto ai discorsi, ai saluti, ai convenevoli, alle foto, ma non possiamo ritardare ancora, dobbiamo arrivare a Ferrara e mancano ancora circa 120 chilometri da percorrere.
Pertanto gli organizzatori decidono di saltare la città di Padova e proseguendo sulla statale SS309 proseguiamo verso Rovigo.
Giunti a Rovigo, veloce foto di gruppo davanti alla Stazione Ferroviaria e via alla volta di Ferrara.
Le strade di questa zona sono lunghissimi rettilinei che incitano a premere sull’accelleratore, ma gli Autovelox fanno il loro lavoro.
Dopo alcune soste tecniche per rifornimento delle moto e un buon caffè ristoratore, procediamo verso Ferrara. Le giornate a fine ottobre terminano presto e alle 17 il Sole tramonta e quindi il resto del percorso lo facciamo al buio, raggiungendo Ferrara verso le 1930, ben oltre i buoni proponimenti del mattino. Procediamo a parcheggiare le moto nel garage dell’albergo, alcune per strada, altre in un parco, in zona recintata, nelle vicinanza del centro storico, che alla sera, ben illuminato, è piacevole a vedere.
Saliti in camera, ci concediamo una doccia calda che ci rimette completamente in sesto dopo le quasi 12 ore in moto: oggi abbiamo percorso circa 300 chilometri. A questi vanno aggiunti i chilometri percorsi ieri per raggiungere Aquileia: chi da Ventimiglia, chi dalla Puglia, chi da Trento, Milano, Genova, Pietrasanta, Livorno, Piombino, Ferrara, Roma, oltre ad alcuni più fortunati che vivono in Friuli Venezia Giulia .
A piedi raggiungiamo il ristorante prenotato, passando a fianco al Castello Estense che di sera ha un suo fascino particolare.
ROVIGO
I primi insediamenti stabili risalgono al II millennio a.C. Un importante villaggio della tarda età del Bronzo (XII sec. a.C.), collegato alla cosiddetta "via dell'ambra", è quello di Campestrin di Grignano Polesine. Nell'età del Ferro (VI e V a.C.), nell'area di Rovigo fu attivo un insediamento collegato all'etrusca Adria, come documenta la necropoli di loc. Balone. Il primo documento storico sicuramente attendibile sulla città è dunque quello del 24 aprile 838, dove Rovigo viene definita in latino villa que nuncupatur Rodigo, ossia "borgo [rurale] detto Rodigo". Gli Estensi erano presenti a Rovigo già nel 1117 e furono presumibilmente loro a promuovere l'ampliamento della fortificazione nel XII secolo.
FERRARA
Fu capitale del Ducato di Ferrara nel periodo degli Estensi, quando rappresentò un importante centro politico, artistico e culturale. Lo sviluppo urbanistico avvenuto durante il Rinascimento, l'Addizione Erculea, trasformò la città in un modello urbano che le valse il titolo di "prima capitale moderna d'Europa". Nel 1995 ottenne dall'UNESCO il riconoscimento di patrimonio dell'umanità per il centro storico e nel 1999 ne ottenne un secondo per il delta del Po e le sue delizie estensi. La nascita della città di Ferrara si deve alle continue invasioni barbariche che devastarono Voghenza fra il VII e l'VIII secolo mentre papato ed esarcato continuavano a contendersi il controllo dell'allora sede vescovile. A metà dell'VIII secolo Ferrara, citata con questo nome da Astolfo, rientrò nell'area controllata dal re longobardo.
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Prima di posizionarci allineati davanti la ex stazione, accadono i primi “problemini” alle moto: chi asciuga le selle completamente bagnate dall’umidità notturna, chi scalda i motori e chi ha problemi di messa in moto. Io. Già durante il viaggio di avvicinamento da Livorno a Aquileia, la mia batteria aveva fatto le bizze, ma confidavo che dopo quasi 500 chilometri di percorrenza, si fosse ricaricata e non facesse più storie. Invece al primo tentativo, nulla, nessun rumore, anzi un sordo “clank”…..uhmmm….. niente di buono. Già gli altri sono quasi pronti a darmi una spinta, naturalmente con le solite battute tra Guzzi e BMW….tipo… “….una BMW che viene spinta da dei Guzzisti….” e giù risate. Ma forse la mia moto si è sentita offesa, ed ecco che prima di essere spinta, nell’ultimo possibile tentativo di mettersi in moto…..il motore si accende. Brava BMW. Grande BMW!
La velocità è assolutamente turistica, passando tra le vie cittadine, tutte le moto suonano il proprio clacson e tutti ci salutano.
In pochi minuti siamo a Cervignano, nel parcheggio a fianco al treno: in testa una bellissima locomotiva a vapore del 1940 perfettamente funzionante e esatta replica di quella utilizzata nel 1921, i vagoni passeggeri “Centoporte”, i carri merci, tirati a lustro per l’occasione. E poi il carro ferroviario dove è posizionata la replica dell’affusto di cannone dove era posizionato il feretro del Milite Ignoto.
Parcheggiate le nostre moto, ognuno si diletta a fare le proprie foto ricordo. Prima di ripartire verso Udine, foto ricordo individuale davanti al carro ferroviario del feretro.
Arrivati a Udine, ci parcheggiamo sul nuovo lastricato della Stazione Ferroviaria, dove veniamo accolti da un Assessore del Comune di Udine e dal Direttore dell’Istituto di Storia Contemporanea. Seguono i saluti di rito, lo scambio di oggetti ricordo, la foto dei partecipanti davanti la Stazione e via verso Basiliano.
UDINE
Fondata dal Patriarca d’Aquileia Bertoldo di Merania (1218-1250), fu subito abitata da mercanti toscani ed ebbe ordinamenti comunali. Nel 1420 passò sotto il dominio della Repubblica di Venezia, dove rimase fino alla sua caduta nel 1797. Passata sotto l’Austria nel 1815, conobbe l’attivazione del collegamento ferroviario con Venezia (1860). Nel marzo 1848 insorse ma fu costretta alla resa in ottobre. Le truppe italiane vi entrarono il 26 luglio 1866. Durante la Prima guerra mondiale fu sede del comando supremo dell’esercito italiano.
Il gruppo di moto percorre le strade a velocità turistica, sempre con la rassicurante presenza dei poliziotti di Sant’Omero, che aprono e chiudono il corteo, fermano le auto agli incroci e alle rotatorie, consentendo al gruppo di rimanere più o meno compatto. L’aria mattutina è frizzante, ma siamo tutti ben coperti.
Arriviamo alla Stazione FS di Basiliano, una piccola stazione di passaggio, senza alcuna presenza di Capo Stazione; la biglietteria è sostituita da una macchinetta erogatrice automatica. Ci parcheggiamo e consumiamo il nostro pranzo frugale grazie ad un piccolo bar immediatamente a ridosso della piccola Stazione, un panino e una bibita. Merita una citazione l’incontro di Romeo con una anziana Signora che gli chiede chi siamo e cosa stiamo facendo. La Signora non immaginava che lo ha chiesto proprio a colui che ha inventato tutto ciò, che ha fortemente voluto questo avvenimento. E Romeo non si fa attendere: le racconta con dovizia di particolari chi siamo, cosa stiamo facendo e perché. Al termine le guance della Signora sono bagnate dalle lacrime di commozione per la storia conosciuta e un semplice “Bravi” appaga Romeo di tutto.
Foto ricordo, ormai diventata una attività “obbligata” e via verso Treviso.
Siamo fortunati ad aver beccato delle giornate autunnali come queste: Sole, temperature rigide come previsto, ma sostare al Sole è veramente piacevole.
Arriviamo a Treviso verso le 1330, in pieno caos di auto in centro e con qualche peripezia raggiungiamo la Stazione. Qui si aggregano altre 3 moto che staranno con noi fino a dopo Venezia. Classica foto di gruppo e proseguiamo il viaggio verso la stazione di Venezia Santa Lucia.
TREVISO
L'antica Tarvisium divenne municipio all'indomani della sottomissione della Gallia Cisalpina da parte dei Romani. La vicinanza ad alcune importanti arterie, come la strada Postumia, e le stesse vie d'acqua, ne fecero sin dai tempi più antichi un vivace centro commerciale della Venetia et Histria. Contesa nel corso del VI secolo tra Ostrogoti e Bizantini, secondo la tradizione la città diede i natali a Totila, glorioso capo militare germanico che vinse i Bizantini proprio alle porte di Treviso. Citata da Dante Alighieri che vi trascorse parte del suo esilio e da Fazio degli Uberti nel suo Dittamondo, la città crebbe ulteriormente in ricchezza e fasto per tutto il XII e XIII secolo dotandosi di una delle prime Università (1321).
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29 ottobre 2021.
Sono le 8 del mattino. Siamo svegli già da un pò di tempo, per prepararci a questo primo giorno, fare colazione, vestirci adeguatamente per affrontare le rigide temperature mattinali, 34 motociclette sono parcheggiate allineate nel piazzale antistante la “ex” Stazione Ferroviaria di Aquileia in attesa della benedizione da parte del Parroco della Basilica di Aquileia (Nota 2).
Siamo lì, pronti e trepidanti per iniziare la nostra rievocazione, motociclistica, del Viaggio dell’Eroe: ripercorrere in moto il tragitto effettuato dal treno del 1921, fermandoci nei piazzali antistanti le stazioni ferroviarie, fare una foto ricordo e proseguire per la località successiva.
Dopo la benedizione, viene letta la Preghiera del Motociclista (fornita dai nostri Agenti della Polizia Stradale di Sant’Omero (TE)) e la Preghiera del Marinaio, come viene fatto nelle classiche riunioni di personale della Marina Militare Italiana. Buona parte dei 34 equipaggi partecipanti fanno parte del “Circolo Culturale Marinai Motociclisti”, fondato a Livorno nel 2019. Ai Marinai Motociclisti può associarsi personale in servizio ed in quiescenza della Marina Militare Italiana, di altre Forze Armate, Forze dell’Ordine e simpatizzanti, accomunati dall’amore per il mare e dalla passione per le moto e il motociclismo.
Terminata la breve ma toccante cerimonia di apertura dell’evento MotoMiliteIgnoto, montiamo in sella, avviamo i motori e seguendo gli apripista in scooter e auto, dirigiamo verso la Stazione di Cervignano dove il Treno dell’Eroe 2021 è pronto a partire alle ore 1100.
Siamo ben riconoscibili: gilet giallo ad alta visibilità indossato dai piloti, un fazzoletto da moto celebrativo dell’evento, tutte le moto hanno sul parabrezza l’adesivo appositamente realizzato e una fettuccia tricolore sventola da ogni moto.
NOTA 2
AQUILEIA: Colonia romana fondata nel 181 a.C., fu capitale della X regione augustea e metropoli della chiesa cristiana. Insieme con Ravenna e Brescia è il più importante sito archeologico dell'Italia settentrionale, e con Cividale del Friuli e Udine è stata una delle capitali storiche del Friuli, il cui vessillo deriva proprio dallo stemma di Aquileia. Fin da tarda età repubblicana e durante quasi tutta l'epoca imperiale Aquileia costituì uno dei grandi centri nevralgici dell'Impero Romano.
IL VIAGGIO DELL’EROE
“MotoMiliteIgnoto”
Aquileia 29.10.21 – Roma 2.11.2021
Reportage dell’evento di R. Cervino
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Un cenno storico: il 29 ottobre 1921, dalla Stazione ferroviaria di Aquileia, partì il Treno dell’Eroe, treno speciale che portava la salma del Milite Ignoto, scelto dalla Signora Maria Bergamas tra altri dieci feretri di soldati ignoti, caduti […]
“…. continua pendolamento acque antistanti Beirut”
Raccolta di aneddoti e eventi avvenuti dal giugno 1983 al febbraio 1984
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(i cognomi sono volutamente stati censurati)
1^ Missione (28 luglio 1983 – 31 agosto 1983)
Il mattino del 28 luglio 1983, alle 0800, come normale tradizione di tutte le uscite in mare, Nave Ardito lascia il porto di La Spezia alla volta di Augusta dove avrebbe effettuato l’imbarco di carburante, munizioni, missili, viveri e tutto il necessario per svolgere al meglio la sua prima missione a Beirut.
Dopo la sosta ad Augusta e al termine di tutti i rifornimenti di ogni genere, abbiamo puntato rotta a Levante e dopo un paio di giorni di navigazione, durante i quali abbiamo continuato a prepararci, TUTTI, per svolgere al meglio il nostro compito, siamo arrivati davanti a Beirut.
Giunti nelle acqua antistanti Beirut e prese le consegne da Nave Impavido, abbiamo iniziato il nostro pendolamento con un solo asse (l’altro veniva bloccato vista la limitata velocità, 3-4 nodi) a 2 miglia a Ovest di Beirut. Eravamo in compagnia di una portaelicotteri americana, la USS IWO JIMA, una Unità francese e pattugliavamo la nostra zona con lunghezza delle rotte (“leg”) di un paio di miglia verso Nord e verso Sud, sempre in corrispondenza della ruota panoramica di Beirut che nonostante i bombardamenti in atto, alla sera continuava a girare tutta illuminata. La notte si navigava con luci di navigazione ridotte così da essere meno visibili da terra.
E tra luci di giostre, insegne luminose intermittenti di locali, chiese illuminate e anche bagliori di colpi di artiglieria , traccianti di proiettili e razzi, passavano i giorni.
Una volta ogni 7 giorni avevamo da tener conto di una perturbazione meteorologica che ci “movimentava” la giornata e per i restanti giorni era un procedere su e giù tra i marosi in scaduta fino alla successiva perturbazione.
Una volta ogni 10 giorni, si andava a fare rifornimento di gasolio dalle Unità navali rifornitrici americane che per evidenti motivi di sicurezza, stazionavano insieme alla portaerei americana a circa 150 miglia al Ovest di Beirut, per cui ci voleva una intera giornata per andare, rifornirsi e tornare nel proprio settore di pendolamento.
Durante il pendolamento la nave era sempre in assetto operativo, pronta a dare supporto di fuoco alle truppe a terra e pronta alla autodifesa per possibili attacchi di aerei kamikaze.
Rientrammo a La Spezia il 31 agosto 1983.
E partì in licenza il 2° gruppo, quelli che non erano potuti andare prima in licenza, essendo la nave salpata per Beirut.
Roberto Cervino
“…. continua pendolamento acque antistanti Beirut”
Raccolta di aneddoti e eventi avvenuti dal giugno 1983 al febbraio 1984
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(i cognomi sono volutamente stati censurati)
Era una mattina come tante altre. Fine giugno 1983.
La nave era ormeggiata al posto 2 della Banchina Scali del l’Arsenale militare di La Spezia, con Nave Doria sulla dritta e Nave Audace sulla sinistra.
Chi aveva avuto la possibilità di pernottare fuori bordo, stava facendo rientro a bordo o era già pronto per la consueta assemblea mattinale a poppa, per le disposizioni particolareggiate del Comandante in 2^ e a seguire le disposizioni dei Capi Reparto.
Alle ore 0735, dalla R.O.C. si sente: “Prepararsi per l’assemblea generale a prora”.
SGOMENTO !!
“A prora?” …..”Assemblea generale”….. “Che cosa è successo?”
Queste solo alcune delle domande che tutti ma proprio tutti quella mattina ci siamo chiesti, chi tra sé e sé, chi al collega, chi all’Ufficiale di Ispezione.
Ci rechiamo a prora, ci schieriamo come al solito in Reparti, c’era il Comandante in 2^, che allinea i Reparti e attende l’arrivo del Comandante..
Appena dato il riposo, il Comandante comincia il suo discorso, senza microfono e con un filo di voce, come se volesse non farsi sentire dalle altre navi in banchina.
“Signori, Nave Ardito è stata scelta, quale prima e per ora unica nave di La Spezia ad andare in Libano, nelle acque antistanti Beirut, quale Unità di sostegno al Battaglione S. Marco e alla Folgore e a tutti i militari italiani presenti a Beirut. Saremo insieme ad altre Unità navali, Americane e Francesi. La nostra permanenza sarà di circa un mese, ad Agosto.”
SILENZIO TOTALE
“…. E’ la prima volta che una Unità di La Spezia viene chiamata a svolgere questa attività, finora era prerogativa delle Unità di Taranto.”
“… Naturalmente nessuno è obbligato a partecipare, anzi se c’è qualcuno che non può o non vuole partecipare, faccia un passo avanti”
STATUE IMMOBILI. Non si mosse nessuno. O quasi.
Solo un nocchiere, imbarcato da qualche settimana, fece un passo avanti e con voce tremolante disse che preferiva non partecipare.
Dopo pochi giorni venne trasferito a Lampedusa.
Roberto Cervino
Ho conosciuto i Marinai Motociclisti quando il loro Vice Presidente, il mio amico Luogotenente Romeo Palmerini, mi aveva informato di aver raccolto un contributo con l'ausilio dei soci, a favore dell'Accademia Navale Ucraina. Nel concreto si trattava di un gruppo elettrogeno, offerto a titolo gratuito, che permettesse loro di continuare ad esercitare le loro funzioni nell'Istituto di Formazione. Da qual momento non me ne sono più allontanato ed oggi sono un motociclista che partecipa alla nostra comune storia, quella dei Marinai Motociclisti.
Luca Scotta
La Preghiera del Marinaio
Origini e Storia
Chi non si è lasciato trasportare dalla bellezza di un tramonto sul mare, o dall’estasi di una mareggiata, o semplicemente ha liberato i propri pensieri, le proprie aspirazioni contemplando l’orizzonte blu, infinito. Il mare da sempre affascina l’uomo e da sempre costituisce un’immensa risorsa per l’umanità intera. Il mare divide, ma nello stesso tempo unisce i popoli, le razze, le tradizioni; e chi del mare ne ha fatto la propria ragione di vita nutre per quest’elemento, molto spesso ostile all’essere umano, un profondo rispetto.
“Poche persone possono dare del tu al mare e quelle poche non lo fanno”, è un antico adagio con il quale viene iniziata al grande fratello blu la “gente di mare”, a monito del rispetto e della venerazione che ogni marinaio deve al mare.
Ed è per questo che fin dall’antichità ogni operatore del mare ha rivolto ad esso la massima venerazione.
Anche le Marine da guerra non sono state esenti a tali rituali. In particolare proprio 113 anni fa la Regia Marina introdusse una consuetudine che si è tramandata fino ai nostri giorni e che ancor oggi riscalda i cuori e gli animi di chi batte l’onda a bordo delle cosiddette navi grigie.
Il 23 febbraio del 1902, infatti, in occasione della consegna della bandiera di combattimento all’incrociatore corazzato Giuseppe Garibaldi nel porto di Genova, veniva per la prima volta recitata a bordo di una nave da guerra italiana l’attuale Preghiera del Marinaio.
Autore della preghiera fu lo scrittore Antonio Fogazzaro, che la scrisse nel 1901, sollecitato dal vescovo di Cremona, monsignor Geremia Bonomelli.
Il comandante in seconda del Garibaldi, capitano di fregata Gregorio Ronca, fervente cattolico, pensando alle necessità spirituali del suo equipaggio, ritenne infatti necessaria la stesura di una preghiera che fosse “piena di fuoco patriottico e di fede”. Fu così che si rivolse ad una nobildonna livornese sua conoscente, la marchesa Eleonora Pallavicini, nata Barraco, la quale a sua volta interpellò monsignor Bonomelli.
Successivamente, l’allora ministro della Marina, ammiraglio Costantino Morin, concesse l’autorizzazione al Garibaldi di recitarla in navigazione prima dell’ammaina bandiera, “quando l’equipaggio è schierato a poppa”.
Da allora tale consuetudine si diffuse rapidamente su tutte le navi della flotta, tanto che nel 1909 la Preghiera del Marinaio era già comunemente conosciuta e ne era obbligatori la lettura a bordo.
“[…] Preghiera di uomini di mare, breve, ardente e forte […]”, come ebbe a scrivere monsignor Bonomelli, la Preghiera del Marinaio viene attualmente letta, oltre che prima dell’ammaina bandiera in navigazione, anche al termine delle messe a bordo, nelle caserme e negli stabilimenti della Marina e alla conclusione delle funzioni religiose celebrate in suffragio di marinai deceduti.
Nel catalogo delle produzioni librarie dell’Ufficio Storico della Marina presente il libro Preghiera vespertina per gli equipaggi della R. Marina da Guerra ovvero La Preghiera del Marinaio, di Gino Galuppini – edizione 2012 a cura di Stephan Jules Buchet e Franco Poggi, nel quale viene proposta la genesi, la storia e la diffusione della preghiera attraverso documentazione e carteggi inediti dell’epoca.
La Preghiera del Marinaio è indubbiamente una delle tradizioni incontaminate della Marina che ancora oggi contribuisce a rafforzare, soprattutto nei momenti di difficoltà, lo spirito degli degli equipaggi delle nostre “navi grigie”.
Romeo Palmerini
Periodo d'imbarco Incrociatore Caio Duilio
Una mattina alle 04:20, terminato il turno di guardia mentre navigavamo verso il Northern Territory, territorio federale dell'Australia, prima di andare in camerino a riposare mi sono affacciato al portellone di dritta, quello adiacente al Quadrato Ufficiali per intenderci. Ho voluto sentire ancora il profumo del mare, ascoltare il suo motivante rumoreggiare ed avvertire il suo calore; ombrato e scuro non faceva paura ma dava un senso di pace e consapevolezza, quella di essere unici.
Ritengo che ognuno di noi porti nel cuore anche quegli istanti di vita vissuta a bordo di una Fortezza, il nostro Duilio, se ne parli pure così perché tale era grazie alle attenzioni e accorgimenti e manovre di tutti i professionisti che vi erano imbarcati che rendevano solo esplorativo e coccolante il navigare.
Io quei momenti desidero condividerli con tutti voi.
Grazie al Comandante e grazie al Direttore, agli Ufficiali e Sottufficiali tutti, ai Sottocapi e Comuni che hanno saputo interpretare ed eseguire le migliori azioni possibili per la sicurezza di tutti noi.
Continuo a pensare a questo tutti i giorni della mia vita e non me ne vergogno.
Motivo di forza e attenzione per il mio presente.
Di ricordi dicono, non si vive. Per me non è così perché ci siete voi. È una fortuna e un onore aver avuto accanto così tante eccellenze di una Forza Armata, la Marina Militare, così bella e concreta. Vi voglio bene e vi porterò sempre nel cuore, tutti.
Il mio pensiero va anche a chi non è più tra noi ma vigila su di noi affacciato da qualche oblò del Duilio che naviga ancora per noi in tutti gli oceani del Cielo.
Auguri a tutti, che il 2024 vi porti tutto ciò che desiderate.
Al mitico Equipaggio di Nave Duilio mando un grande abbraccio, grande come il mare.
IWNFY-1988-2024
Luca Scotta
C.T. ARDITO DDG 550
Pendolamento acque antistanti Beirut
Era il 22 settembre 1983, quella mattina avevo appena rilevato dalla guardia nella Centrale Operativa di Combattimento il mio collega smontante. Durante la notte non era avvenuta alcuna particolare attività ed a terra come a bordo, la notte era trascorsa pressoché tranquilla. Era una bella mattina di sole, il mare calmo, ed un pò di foschia si levava da terra.
Le batterie Druse sullo Chouf erano ancora al loro posto: Nessuno ci aveva fornito informazioni circa movimenti delle artiglierie dislocate sulle montagne che circondavano Beirut.
Nel corso della nostra permanenza avevamo costruito una apposita carta della zona e, attraverso le informazioni da parte degli informatori del contingente a terra, degli osservatori e del Mossad israeliano, avevamo localizzato e posizionato sulla nostra carta le posizioni di tutte le batterie Druse dislocate su tutto lo Chouf.
Nella tranquillità della mattinata mi sono versato un tazzone di tipico caffè americano che insieme all’Ufficiale Capo Servizio Armi ci eravamo procurati alla base americana di Pisa.
Mi sono recato in Plancia con la mia tazza bollente e dopo qualche sorriso e saluto amichevole ai presenti, mi affaccio sull’aletta di plancia sinistra e, continuando a sorseggiare il caffè, guardo verso terra e vedo la vita scorrere come se niente fosse, le macchine che corrono via lungo la strada litoranea e la ruota panoramica nei pressi della linea verde che non smette mai di ruotare…accidenti, mi sono sempre chiesto come diavolo facessero: anche sotto i bombardamenti continuava a ruotare come se niente fosse e come se i traccianti che arrivavano dalle montagne fossero semplici fuochi artificiali. Penso ai nostri ragazzi a terra, forse anche loro stanno cambiando il turno di guardia, magari un pò meno tranquillamente di come lo facciamo noi, data la situazione. Mi vengono i mente alcuni volti di ragazzi del S. Marco persone incontrate in quel posto, una volta e mai più viste. Mi viene in mente un ragazzo dei Parà della Folgore col quale, sulla Campagnola che mi portava al Comando di Brigata, ho parlato diversi minuti con questo che mi sorrideva e annuiva sempre alle mie elucubrazioni. Finché non mi sono accorto che gli altri Parà ghignavano divertiti ed uno di loro finalmente mosso a pietà mi dice: “maggiore, il nostro compagno non capisce una parola è altoatesino” e tutti a ridere compreso il “crucco” . Fu una giornata divertente, pericolosa ed interessante. Devo lasciare questi pensieri e tornare in C.O.C. : tra non molto dovremo lasciare il pendolamento e dirigere al largo. Entro nel buio della C.O.C. mi dirigo verso il TSG (Tavolo Situazione Generale) e controllo gli ultimi avvenimenti riportati sul brogliaccio della cronologia e leggo: “ore 08: 00 continua pendolamento a 500 yards nelle acque antistanti Beirut”. Bene in quest’ultima ora non è successo niente. Arriva l’ordine: localizzare la USS Waccamaw (una rifornitrice di squadra americana) per effettuare rifornimento laterale.
Avvisiamo il nostro collegamento a terra che ci accingiamo a lasciare il pendolamento per dirigerci una cinquantina di miglia nautiche al largo per effettuare rifornimento. Manovriamo a sinistra e prendiamo il largo con direzione verso ovest. Dopo poche miglia veniamo immediatamente richiamati verso terra, dallo Chouf alcune batterie Druse avevano aperto il fuoco contro le linee cristiane ed alcuni colpi erano caduti sul contingente italiano, in particolare i colpi erano caduti sul campo dei Parà andando a centrare la Santa Barbara facendola esplodere: da bordo si vedeva una lunga colonna di fumo che si alzava verso il cielo. Viene immediatamente battuto il 1° grado di approntamento e in meno di un minuto tutta la nave è pronta al combattimento con il personale schierato nei posti assegnati.
In COC abbiamo immediatamente posizionato la carta con le postazioni delle artiglierie Druse. Localizziamo le batterie che hanno aperto il fuoco che individuiamo nella N°7 e N° 9 ….. la nave è in accostata rapida a dritta per riportarsi immediatamente sotto costa , i segnalatori issano a riva le bandiere che indicano a tutte le altri navi che l’Unità si sta portando al tiro controcosta , tutte le Unità americane e francesi leggono i segnali e si allontanano immediatamente per lasciarci acqua per manovrare. I radaristi ai loro SPA-25 hanno cominciato a battere rilevamenti e distanze delle batterie incriminate, le riportiamo sulla carta e traduciamo in coordinate che passiamo alle ADT (Apparecchiature Direzione Tiro) che provvederanno ad elaborarle per passarle alle nostre torri da 127. Dopo poco più di tre minuti dalla ADT si riceve la comunicazione ” centrale in soluzione”: significava che le ADT avevano acquisisto i bersagli ed erano stati assegnati cannoni. Avevamo raggiunto la rotta di pendolamento a circa 300/400 yards dalla costa le due Torri da 127 con il loro caratteristico sibilo meccanico ruotarono rapidamente a sinistra ed ognuna acquisì il proprio bersaglio assegnato. Attendevamo da terra, da parte del generale Angioni l’ordine di fare fuoco, nel frattempo continuavamo a pendolare mantenendo l’acquisizione dei bersagli. In COC il Comandante passeggiava nervosamente (poppa/prora) in attesa dell'ordine di fuoco. Il generale Angioni aveva intrapreso impegnative azioni tra il diplomatico ed il minaccioso finché, sotto la minaccia del fuoco dei nostri cannoni, il generale riesce a far cessare la minaccia ed i Drusi ritirano le loro batterie. Ci viene comunicato il cessato allarme, le bandiere vengono ammainate, le due torri da 127 con il loro sibilo ritornano nelle loro posizioni standard: per chiglia. La R.O.C. (Rete Ordini Collettivi) fa sentire forte la sua voce metallica: “Cessa primo grado di approntamento! Cessa primo grado di approntamento!” La tensione si allenta, i visi si distendono e ricomincia qualche sorriso e qualche battuta che portano tutto l'equipaggio alla normalità del pattugliamento. Quella è stata la prima volta in assoluto, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, che una Nave della Marina Italiana si portava al tiro e la chiamata ai posti di combattimento non era preceduta dalla convenzionale e rassicurante “per esercitazione…”
E' il 22 settembre 1983, continua pendolamento nelle acque antistanti Beirut.
Romeo Palmerini